Giro delle Fiandre 2018, Nibali sulle orme di Bugno e Merckx (e ben pochi altri)

Quante possibilità ha realisticamente Vincenzo Nibali di vincere il Giro delle Fiandre 2018? Le statistiche non sono certo dalla sua parte, ma al forza del siciliano in questi anni è sempre stata quella di essere un corridore in grado di rompere gli schemi, sorprendere e tirare fuori dal cilindro colpi decisamente inaspettati. Ultimo in ordine di tempo, tra i primi in assoluto volendo classificare le sue imprese, il successo alla Milano – Sanremo di dieci giorni fa. Arrivato alla classicissima in sordina, praticamente senza risultati degni di nota sino a quel momento, lo Squalo dello Stretto ha conquistato la sua seconda Classica Monumento (la terza in numero visto i due successi a Il Lombardia).

Se la Classica di Primavera era una corsa in cui aveva già mostrato di poter dire la sua, con un bel terzo posto nel 2012, l’impresa non era per questo prevedibile, considerando che erano ormai 23 anni che non veniva vinta da un corridore capace in carriera anche di imporsi in un grande giro. Peraltro, gli ultimi due, Laurent Jalabert (1995) e Sean Kelly (1992), erano tutt’altro che uomini di montagna, così che probabilmente per risalire all’ultimo bisogna andare qualche altro anno avanti, ovvero al trionfo di Gianni Bugno nel 1990.

Sempre l’ex iridato è anche l’ultimo corridore da GT che si impose anche al Giro delle Fiandre, questa volta nel 1994. Qualche anno in meno, dunque, ma comunque più di venti anni, tanto che alcuni corridori che saranno al via non erano ancora nati. Il successo alla Ronde sarebbe ancor più straordinario tuttavia perché sono davvero in pochi i corridori ad essersi imposti nelle dure pietre delle Fiandre e poi anche dopo aver domato le grandi montagne dei GT. Se la classicissima sono stati una decina nel corso della sua ultracentenaria storia, oltre ai due italiani solo altri cinque ci sono riusciti e per molti di questi sono passati ormai più di 40 anni (contrariamente alla Classicissima, che negli anni 80 fu spesso conquistata da uomini anche da Grandi Giri).

Prima di Bugno toccò infatti a Michel Pollentier, nel 1980, che aveva seguito, almeno in questo, le recenti orme del solito Eddy Merckx, che nel 1969 e nel 1975 aveva dato alcuni dei suoi grandi colpi. Prima ancora erano invece stati Rudy Altig (1964), Luoison Bobet (1955) e l’indimenticato Fiorenzo Magni, autore di una straordinaria tripletta tra 1949 e 1951. Decisamente comunque altri tempi e un altro ciclismo.

A destare forse ancora più stupore sarebbe il fatto che Vincenzo non ha mai partecipato sinora a questa corsa, nella quale l’esperienza si rivela spesso un fattore fondamentale. Ancor più raro infatti che a trionfare sia stato un debuttante, fatto avvenuto nella sua lunga storia (certo, escludiamo i primi anni, rimontando così “solo” agli ultimi 50), quattro volte, l’ultima nel 1992, con il successo di Jacky Durand. In precedenza, una volta per decennio, l’impresa fu opera di René Martens (1982), Cees Bal (1974) e Dino Zandegù (1967).

In un tempo di grande specializzazione, negli ultimi anni sta comunque emergendo una nuova tendenza che vede alcuni atleti rompere gli schemi. Fra questo, Vincenzo Nibali, risultati alla mano, ne è sicuramente uno dei maggiori interpreti. Domenica 1 aprile potrà essere teatro di un’altra grande impresa/sorpresa?

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